Stagione di prosa
Stagione di prosa
Data | lunedì 29 gennaio 2024 |
Orario | 21:00 |
Luogo | Teatro Comunale Domenico Alaleona |
Indirizzo | Via Roma, 11 Montegiorgio (FM) |
liberamente tratto da Le allegre comari di Windsor di William Shakespeare
con Alessandro Benvenuti e con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Cioni, Paolo Ciotti, Elisa Proietti
adattamento e regia Ugo Chiti
scene Sergio Mariotti
costumi Giuliana Colzi
luci Samuele Batistoni
musiche Vanni Cassori
Dopo i successi di Nero Cardinale e L’avaro, si rinnova la collaborazione tra Ugo Chiti, Alessandro Benvenuti e gli attori di Arca Azzurra per un lavoro dedicato a uno dei grandi personaggi scespiriani, Falstaff. Il Dramaturg tratteggia un profilo perfetto per il grande attore, attingendo tanto ai drammi storici “Enrico IV” e “Enrico V” quanto alla figura farsesca che emerge dalle “Allegre comari di Windsor”. In questo adattamento l’eroe e antieroe “resuscita” a Windsor esprimendo, gigione e irridente, la natura del suo personaggio: un’arroganza aristocratica, con un sangue plebeo, popolaresco, che muta dalla rabbia al sarcasmo ma rimane disarmante, quasi patetico, perché non conosce, o non sa, darsi le regole e la consapevolezza dell’età che “indossa”. Questo Falstaff, per molti aspetti, resta fedele al testo originale delle “Comari di Windsor”, ne rispetta gli appuntamenti farseschi; si lascia beffare, esce avvilito e percosso dai travestimenti, sembra quasi masochisticamente rimpicciolito, anche se dietro queste mutazioni ribolle la rabbia del personaggio che sembra ancora pretendere il rispetto dovuto all’antico ruolo del cavaliere. Solo l’ultima beffa, l’ennesimo inganno di un’attesa punitiva nel parco, cambia struttura e andamento narrativo. Il mutamento arriva grazie all’intervento di Semola, un personaggio che fin dall’inizio ha fiancheggiato Falstaff facendosi assumere come paggio: servizievole, irridente, mutevole, inquietante, occupa allusivamente la funzione di un fool che solo alla fine (allucinazione o sogno?) assume le vesti e le sembianze del principe Enrico, tornato a bandire Falstaff dal consorzio umano. Niente fate, folletti, fastidi e pizzicotti, ma l’asprezza di una condanna che ribadisce come nell’ordine prestabilito del potere non si trovi posto dove collocare un corpo tanto grande quanto irrazionale e magico.
NOTE DI REGIA
Falstaff, malgrado la morte, torna in vita con “Le allegre comari di Windsor”, una rinascita espressamente richiesta dalla regina Elisabetta che gradiva vedere ancora sulla scena sir John Falstaff, magari nelle vesti di un canagliesco innamorato avanti con gli anni (così dice la leggenda, non si sa quanto attendibile; tuttavia nel 1602, quando la commedia uscì pubblicata in un in-quarto, il titolo precisava che era stata recitata più volte anche in presenza della Regina Elisabetta). “Le allegre comari di Windsor” è testo indeciso tra la commedia nera e la farsa dove tutti tradiscono tutti, una trama affollata di storie e sottostorie con personaggi impegnati a moltiplicare beffe e travestimenti, che finiscono poi col confondere e intralciare quella che in ogni caso rimane la storia portante, ovvero come l’empio Falstaff diviene vittima di tre beffe ordite da due rispettabili signore che si ergono a emblema di tutta una comunità ostile. “Falstaff a Windsor” elimina parte del frenetico sovrapporsi di episodi, scelta non solo in funzione di stringatezza e coerenza di ritmo, ma scelta drammaturgica per ritrovare echi più falstaffiani nelle vesti troppo strette della farsa. In questo adattamento Falstaff “resuscita” a Windsor “sparando” subito, gigione e irridente, la natura del suo personaggio: un’arroganza aristocratica, con un sangue plebeo, popolaresco, che muta dal rabbioso al sarcastico ma rimane disarmante, quasi patetico, perché non conosce, o non sa, darsi le regole e la consapevolezza dell’età che “indossa”. Questo Falstaff, per molti aspetti, resta fedele al testo originale delle Comari di Windsor, ne rispetta gli appuntamenti farseschi; si lascia beffare dalla furia vendicativa delle due signore, esce avvilito e percosso dai travestimenti, sembra quasi masochisticamente rimpicciolito, anche se dietro queste mutazioni ribolle la rabbia del personaggio che sembra ancora pretendere il rispetto dovuto all’antico ruolo primario. Solo la terza beffa, l’ennesimo inganno di un’attesa punitiva nel parco, cambia struttura e andamento narrativo. Il mutamento arriva attraverso Semolino, un personaggio che fin dall’inizio ha fiancheggiato Falstaff facendosi assumere come paggio: servizievole, irridente, mutevole, inquietante, occupa allusivamente la funzione di un fool che solo alla fine (allucinazione o sogno?) assume le vesti e le sembianze del principe Enrico, tornato a bandire Falstaff dal consorzio umano. Niente fate, folletti, fastidi e pizzicotti, ma l’asprezza di una condanna che ribadisce come nell’ordine prestabilito del potere non si trovi posto dove collocare un corpo tanto grande quanto irrazionale e magico.
Assessorato alla Cultura
Assessore
Michela Vita
Responsabile del Servizio
Adele Ciccangeli
Biglietti ed Abbonamenti
Ringraziamo gli sponsors, la cittadinanza, la protezione civile di montegiorgio, il personale di sala e tutte le persone che rendono possibile la realizzazione dell'iniziativa.
Informazioni
HUMANS
"Le quattro caratteristiche dell'umanesimo sono la curiosità. una mente libera, la fede nel buon gusto e la fede nella razza umana." E.M. Forster
Iscrizione alla newsletter
Se desideri essere sempre informato sulla nostra programmazione: iscriviti